Giorno 5 ottobre 2011 morì Steven Paul Jobs, fondatore ed amministratore delegato di Apple.
Il genio visionario Steven Paul Jobs ci lasciò all’età di 56 anni, dopo che nel 2003 gli era stato diagnosticato un tumore maligno al pancreas. Cresciuto nella Silicon Valley, fondando una delle più grandi aziende al mondo, partendo da un garage, con il suo fedelissimo amico, genio, Steve Wozniak. Proprio entrambi sono stati gli autori della più grande rivoluzione tecnologica, partendo dal Personal Computer, con mouse e tastiera, sua maestà Macintosh, passando per il primo smartphone, l’iPhone EDGE, arrivando al tablet, iPad. Ma non c’è solo questo, è stato anche colui che ha rivoluzionato il settore della musica, portando le canzoni in tasca, con l’iPod. Infine ha rivoluzionato anche il settore dei film, acquistando la Pixar e producendo il primo film di animazione in 3D, Toy Story. A Steve Jobs, siamo un po’ tutti grati, in primis io, da sempre mia ispirazione, e vogliamo ricordarlo e celebrarlo nel giorno in cui parla ai neolaureati della prestigiosa Università di Stanford e vogliamo ricordarlo con qualche sua affermazione.
Nessuno vuole morire. Anche chi vuole andare in Paradiso, non vuole morire per andarci. Ma la morte è la destinazione finale di tutti noi. Nessuno può sfuggirvi. E così è giusto che sia, perché la morte è molto probabilmente una delle migliori invenzioni della vita. È l’agente del cambiamento. Spazza via il vecchio per fare posto al nuovo. Ora come ora il nuovo siete voi (rivolgendosi a neolaureati di Stanford, ndt) ma tra non moltissimo, gradualmente, diventerete voi il vecchio e sarete a vostra volta spazzati via. Mi spiace essere così duro, ma è la verità.
Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun’altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi, che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.
Negli ultimi 33 anni, mi sono guardato ogni mattina allo specchio chiedendomi: “Se oggi fosse l’ultimo giorno della mia vita, vorrei fare quello che sto per fare oggi?”. E ogni qualvolta la risposta è no per troppi giorni di fila, capisco che c’è qualcosa che deve essere cambiato.
Ricordare che sarei morto presto è stato lo strumento più utile che abbia mai trovato per aiutarmi nel fare le scelte importanti nella vita. Perché quasi tutto – tutte le aspettative esteriori, l’orgoglio, la paura e l’imbarazzo per il fallimento – sono cose che scivolano via di fronte alla morte, lasciando solamente ciò che è davvero importante. Ricordarvi che state per morire è il miglior modo per evitare la trappola rappresentata dalla convinzione che abbiate qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c’è ragione perché non seguiate il vostro cuore.
A tutti i folli. I solitari. I ribelli. Quelli che non si adattano. Quelli che non ci stanno. Quelli che sembrano sempre fuori luogo. Quelli che vedono le cose in modo differente. Quelli che non si adattano alle regole. E non hanno rispetto per lo status quo. Potete essere d’accordo con loro o non essere d’accordo. Li potete glorificare o diffamare. L’unica cosa che non potete fare è ignorarli. Perché cambiano le cose. Spingono la razza umana in avanti. E mentre qualcuno li considera dei folli, noi li consideriamo dei geni. Perché le persone che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo sono coloro che lo cambiano davvero.